La Presidente della Corte Costituzionale, professoressa Silvana Sciarra, è intervenuta all’Udienza solenne della Corte europea per i Diritti dell’ uomo di Strasburgo al termine del seminario dedicato al tema “I giudici preservano la democrazia, tutelando i ditti umani”
Stralci dell’Intervento della professoressa Silvana Sciarra
‘Ricorso’ alla e ‘Discorso’ sulla Convenzione europea dei diritti dell’uomo: un Asset per le Democrazie
Le corti costituzionali occupano una posizione privilegiata nell’azione di sostegno delle democrazie e di promozione e di integrazione di standard comuni di tutela, ogni volta che i diritti umani sono in gioco. Per questo il confronto costante della corte costituzionale italiana con la corte di Strasburgo è un valore da preservare.
Il ruolo istituzionale delle corti costituzionali le rende portatrici di pluralismo e di valori democratici.
Cooperazione è la parola chiave per un sistema giuridico internazionale e sovranazionale.
Il confronto fra le corti offre le migliori opportunità per specificare la nozione di ‘interessi comuni’, che poi conduce alla creazione di nuovi strumenti giuridici di tutela. Uno di questi è il Protocollo n. 16 che consente alle corti nazionali di richiedere pareri non vincolanti in via preventiva alla Corte di Strasburgo.
Anche se l’Italia non lo ha ratificato, il Protocollo è citato nelle sentenze della Corte costituzionale e della Corte di Cassazione, a dimostrazione che circolano le interpretazioni, anche se i pareri non sono vincolanti, e questo è utile a far crescere la consapevolezza di taluni diritti. Simmetria diventa dunque un’altra parola chiave:
la responsabilità delle corti costituzionali si sostanzia nello stabilire una simmetria tra tutti i parametri nazionali e internazionali da prendere in considerazione.
Di recente i problemi legati all’indipedenza dei giudici e dei sistemi giudiziari in alcuni paesi hanno indotto la Corte dei diritti dell’uomo a intervenire. Anche la Corte di giustizia dell’Unione europea lo ha fatto.
Per decidere questioni che riguardano l’indipendenza della magistratura le corti devono fare ricorso a criteri obiettivi, che si rifanno alla coerenza e alla trasparenza delle motivazioni sviluppate nelle sentenze, e che attengono alla scelta dei precedenti della Corte di Strasburgo, citati dalle corti nazionali nelle proprie sentenze.
Inoltre, sia il Consiglio d’Europa, sia la Commissione europea redigono rapporti sullo stato di diritto, che conducono all’elaborazione di criteri sempre più obiettivi per valutare l’indipendenza dei sistemi giudiziari. Non c’è interferenza nei sistemi nazionali; si offre una guida sicura per difendere le democrazie e lo stato di diritto.
Ecco perché in tutti questi casi, come ho cercato di dimostrare con alcuni esempi, il ‘ricorso’ alla Convenzione dei diritti dell’uomo si trasforma in un ‘discorso’ sulla stessa, ovvero su una tutela sinergica dei diritti e sulla massimizzazione delle tutele.
L’escamotage linguistico – ricorso/discorso – è utilizzato per argomentare che le Corti nazionali devono essere protagoniste nell’opera di consolidamento di una visione unitaria dei diritti umani. Dal ricorso a una fonte come la Convenzione si sviluppa un discorso sulla stessa.
Questo è un asset per le democrazie.
Un discorso sulla Convenzione favorisce una costruttiva contaminazione e un sostegno reciproco tra magistrature.
Le Corti costituzionali parlano tra di loro adottando un linguaggio comune; esse si avvicinano le une alle altre nella condivisione del linguaggio sui diritti umani e nell’adottare criteri oggettivi.
Quando le corti difendono l’indipendenza della magistratura, esse agiscono come custodi responsabili dello stato di diritto e acquisiscono un potere semantico, utile a preservare la democrazia.