Palermo / Sicilia

Istituto Magistrale Statale Regina Margherita

Stefano Petitti
5 dicembre 2025

Diario di Viaggio

Ha fatto tappa a Palermo il Viaggio in Italia dei giudici costituzionali nelle scuole secondarie di II grado. Il Giudice Stefano Petitti ha incontrato le studentesse e gli studenti dell’Istituto magistrale statale Regina Margherita, che comprende i licei scienze umane, economico sociale, linguistico, musicale, coreutico. Parte integrante di una delle zone più ricche di storia e di vicende urbanistiche della città di Palermo, il Mandamento Palazzo Reale, il liceo occupa lo spazio che una volta faceva parte del complesso monastico basiliano del SS. Salvatore di fine XII secolo, totalmente distrutto nel 1943 da un violento bombardamento aereo alleato. L’istituto fu possedimento demaniale, in uso alla curia arcivescovile, fino al 1866, quando fu requisito in applicazione della legge sulla soppressione delle corporazioni religiose; fu quindi concesso in uso e poi in proprietà al Municipio, che nel 1867 decise di ospitarvi la Scuola Normale femminile da cui è derivato l’Istituto magistrale Regina Margherita.

L’incontro con il Giudice Petitti si è aperto con l’inno nazionale, eseguito dall’orchestra di fiati dell’istituto, e con i saluti istituzionali della Dirigente scolastica Margherita Maniscalco e del vicario del Dirigente dell’Ufficio scolastico regionale Luca Gatani. Il giudice ha poi dialogato con le studentesse e gli studenti su “Arte, cultura e Costituzione”, parlando degli articoli 9 e 33. La scelta dell’Assemblea costituente di dedicare due articoli alla cultura e all’arte – ha spiegato – “è strettamente legata alla generale consapevolezza dell’influenza che avevano avuto l’arte e la cultura di regime nel contribuire alla legittimazione e al consolidamento dello stato autoritario fascista. Al pari della manomissione di altre libertà, anche le limitazioni subite dagli uomini di cultura e le forme di promozione sostenute dal regime erano percepite come il segno di tutto ciò a cui la neonata Repubblica doveva opporsi”.

Il soggetto attivo dell’articolo 9 – ha fatto notare Petitti ai ragazzi – è la Repubblica: “è su di essa che grava l’impegno di promuovere lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica”. Non la cultura in sé ma il suo sviluppo: “la Repubblica non può sposare un certo indirizzo culturale perché la produzione culturale attiene unicamente alle libere scelte degli individui e dei gruppi”.

Il giudice ha sottolineato “la direzione essenzialmente pluralistica del modo in cui l’articolo 9 intende la promozione culturale”, aggiungendo che “deve essere garantito sostegno in particolare a quelle forme di arte e di cultura che sono espressione di punti di vista minoritari” o “che oggi hanno meno facilità di sostentarsi in modo autonomo perché ritenute meno appetibili dalle dinamiche di mercato”.

Esiste una stretta correlazione – ha osservato Petitti – fra la promozione culturale di cui al primo comma dell’articolo 9 e la tutela del patrimonio storico e artistico del secondo: “L’attività promozionale da intervento attivo presuppone necessariamente che venga tenuta viva la memoria delle espressioni culturali del passato attraverso la loro tutela e la loro valorizzazione, ma al tempo stesso l’esito finale di quella attività di promozione sta anche nell’alimentare di nuovi contenuti e significati quel patrimonio, tramite beni e attività prodotti oggi ma meritevoli in futuro di divenire essi stessi oggetto di tutela perché rientranti a quel punto nel patrimonio storico e artistico della Nazione”.

Nell’articolo 33, ha poi osservato il giudice Petitti, “la Costituzione coglie nelle due manifestazioni eminenti del lavoro intellettuale (l’arte e la scienza e il connesso insegnamento) la tutela di una libertà individuale”. Ha ricordato le “iniziative che nel corso del regime fascista avevano variamente asservito artisti, scienziati e professori al perseguimento di indirizzi culturali ‘di Stato’, come nel caso del giuramento di fedeltà imposto nel 1931 ai professori universitari”. Il giudice ha sottolineato inoltre “il carattere per certi aspetti eccezionale di questa previsione che, a differenza di tutte le altre libertà previste e disciplinate dalla Costituzione, non incontra alcun limite esplicito.”.

Un accenno è stato fatto anche alla “contrazione di fondi e di risorse pubbliche a livello centrale e locale”: “da un certo momento in poi – ha affermato Petitti – si è imposta l’idea per cui la spesa in cultura è in fondo voluttuaria, la prima che può essere tagliata quando, come è accaduto spesso negli ultimi anni, insorgono emergenze di bilancio”. E ha riconosciuto che “gli strumenti di reazione, a partire dalla giurisprudenza della stessa Corte costituzionale, non sono sempre adeguatamente effettivi, proprio per la difficoltà di mettere in discussione scelte di allocazione di risorse pubbliche che riflettono ordini diversi di priorità fissati dal legislatore”.

Petitti si è riferito anche alle potenti trasformazioni che le nuove tecnologie stanno comportando, “ai molti vantaggi delle nuove forme di comunicazione, ma anche alle preoccupazioni per l’impatto che queste hanno sui processi cognitivi dei più giovani, come anche sul discorso democratico, a partire dalle conseguenze di lungo periodo della cosiddetta ‘disintermediazione’ del discorso pubblico e della manipolabilità dei contenuti del dibattito social”.

Ha concluso poi rimarcando “l’affidamento che la Costituzione fa sui singoli, su ciascuno di noi, affinché ancora prima di regole, principi, sanzioni, sappiamo alimentare la nostra dimensione di cittadini come autori e fruitori di contenuti culturali e artistici in grado di rinnovare quotidianamente il senso profondo della libertà, dell’eguaglianza e del pluralismo che sono alla base del nostro ordinamento”.

All’intervento del giudice sono seguite le domande libere da parte degli studenti. Il dialogo ha toccato diversi temi, fra cui il valore estetico-culturale del paesaggio, la tutela della biodiversità, i rapporti fra Corte, Parlamento e Governo, il dialogo fra culture diverse, i linguaggi digitali e spesso immateriali dell’arte, la libertà artistica e il suo bilanciamento con la dignità della persona e il buon costume.

Gli studenti e le studentesse hanno infine presentato, come lavoro sulle tematiche costituzionali, il video “Cultura, ricerca e ambiente. Il cuore vivo della nostra Costituzione”.

 

L'intervento del giudice Petitti

Il lavoro degli studenti

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