Il palazzo
della Consulta
La Corte costituzionale ha sede a Roma nel Palazzo della Consulta, in Piazza
del Quirinale, costruito tra il 1732 e il 1737 dall’architetto Ferdinando Fuga
su incarico di Papa Clemente XII Corsini.
Sin dall’edificazione, e fino al 1870, in questo palazzo ebbe sede la “Sacra Consulta”,
un organismo ecclesiastico con funzioni giudiziarie in materia civile e penale.
Solo per un breve intervallo, dal 1848 al 1849, il palazzo ospitò temporaneamente
il Governo della seconda Repubblica Romana.
Quando Roma fu annessa al Regno d’Italia, nel 1870, e il Quirinale divenne la residenza ufficiale del Re, il Palazzo della Consulta fu per un certo periodo dimora del principe ereditario Umberto di Savoia, futuro Re Umberto I, e della moglie Margherita. A questo periodo risalgono molte decorazioni interne del palazzo. Successivamente divenne la sede del Ministero degli Affari esteri e, dopo il trasferimento di questo a Palazzo Chigi (prima che alla “Farnesina”), la sede del Ministero delle Colonie, poi dell’Africa italiana. Ancora oggi alcuni dipinti alle pareti, di soggetto “coloniale”, ricordano quel periodo.
Alla fine della Seconda guerra mondiale, il Ministero dell’Africa italiana venne soppresso, ma le sue strutture continuarono ad occupare per alcuni anni il palazzo, finché, nel 1955, l’edificio divenne la sede della Corte costituzionale: l’articolo 1 della legge numero 265 del 1958 stabilisce, infatti, che il Palazzo della Consulta “è destinato a sede permanente della Corte costituzionale”.
Salendo lo scalone monumentale, voluto dal Fuga per sottolineare la maestosità del palazzo, si raggiunge il piano nobile, il secondo, con le sue sontuose stanze che hanno conservato in gran parte le decorazioni pittoriche originarie:
La Sala delle Udienze
già adibita a salone da ballo durante il periodo sabaudo e originariamente destinata al Segretario della Consulta.
La Sala pompeiana
che oggi ospita le Camere di consiglio della Corte. Lungo le pareti appaiono ricche decorazioni in stile pompeiano riconducibili alla mano di Bernardino Nocchi.
Il Salotto rosso e il Salotto verde
così chiamati per il colore delle tappezzerie. Il Salotto rosso, dove il Presidente accoglie le delegazioni e gli ospiti, ha un affresco di Domenico Bruschi sulla volta e due specchiere dorate ottocentesche ai lati della stanza.
Lo Studio del Presidente
che presenta sul soffitto temi decorativi celebrativi del governo sabaudo e ospita preziosi oggetti, arredamenti e opere d’arte.
L’Anticamera dello Studio del Presidente
dove le decorazioni della volta celebrano l’incoronazione a regina della principessa sabauda. Alle pareti risaltano grandi arazzi seicenteschi di fattura fiamminga.
La Sala avvocati
in cui gli avvocati attendono la propria causa prima di accedere all’Udienza pubblica. Alle pareti le foto di tutti i Presidenti della Consulta, in ordine cronologico.
Lungo il piano, infine, le anticamere e gli studi dei giudici conservano dipinti, affreschi e oggetti d’arte, testimonianza di tanta storia passata da questi luoghi.
Le gradinate simmetriche che formano lo scalone monumentale, rivolto verso il cortile, su cui affaccia con grandi finestre, sono state nell’ultimo tratto prolungate fino al Salone Belvedere, posto al quinto e ultimo piano del Palazzo della Consulta. Dal terrazzo si apre un suggestivo panorama della città.