e-Cost:
il processo è telematico
Il 3 dicembre 2021 è una data storica per la Corte costituzionale. A conclusione di un progetto pluriennale accelerato dalla pandemia, nasce la piattaforma e-Cost, porta d’accesso al processo costituzionale telematico. Avvocati e Avvocatura dello Stato, giudici, cancellieri e parti dei giudizi di costituzionalità possono ora trasmettere e scambiare atti e documenti in modalità informatizzata, archiviando carta, plichi postali e, soprattutto, la scomodità dei continui spostamenti fisici necessari a raggiungere Palazzo della Consulta per svolgere gran parte degli adempimenti di Cancelleria. e-Cost velocizza il già rodato “ciclo produttivo” della Corte: in pochi clic, gli atti introduttivi dei giudizi arrivano istantaneamente a Roma, in Cancelleria; il sistema investe in tempo reale la Presidenza e l’Ufficio ruolo per la nomina della relatrice, o del relatore, e per la fissazione dell’udienza; giudici e assistenti di studio vengono subito avvisati di una nuova causa e possono rapidamente consultare gli atti, scaricandoli dalla piattaforma; infine, con il deposito della pronuncia, questa è automaticamente comunicata a chi aveva proposto la questione di costituzionalità.
Fin dal suo esordio, e-Cost si dimostra capace di gestire gli oltre 300 giudizi che mediamente arrivano alla Consulta ogni anno. E fin dall’inizio rivela che il processo costituzionale cambierà passo.
Il “ciclo produttivo” della Corte
La Cancelleria è il luogo dove comincia e finisce il “processo produttivo” della Corte. Una volta ricevuti gli atti con cui giudici, Governo, Regioni, poteri dello Stato illustrano i propri dubbi di costituzionalità, il Presidente – coadiuvato dall’Ufficio ruolo – ne fissa la data di trattazione in udienza o in camera di consiglio e ne assegna l’istruzione a un giudice relatore o a una relatrice. Sulla base dei materiali forniti dall’Ufficio ruolo e dal Servizio studi, o messi a disposizione dalla Biblioteca e dal Massimario, i giudici ne discutono con i rispettivi assistenti di studio (ogni giudice ne ha 2 o 3).
L’assistente di studio
L’assistente di studio (che può provenire dalla Magistratura o dall’Università) è una figura fondamentale nella fase di preparazione e approfondimento delle cause “in agenda”.
A tal fine, ogni quindici giorni prima dell’udienza, tutti gli assistenti si riuniscono per confrontarsi fra loro sulle questioni all’esame della Corte e poi ciascuno riferisce alla propria o al proprio giudice, che così arriva all’udienza con un quadro approfondito di tutte le cause che saranno trattate e decise.
Discussione e decisione
Dopo la discussione in udienza pubblica – che anche nel 2021, a causa dell’emergenza pandemica, si svolge nella sala al quinto piano di Palazzo della Consulta e non in quella storica al secondo piano – la Corte si riunisce in Camera di consiglio per decidere e votare; in casi eccezionali, può anticipare il suo “verdetto” con un comunicato stampa.
Si apre quindi la fase che porta al deposito della pronuncia (sentenza o ordinanza): la relatrice, o il relatore, predispone la bozza del provvedimento, che viene letto ad alta voce in una successiva camera di consiglio in modo che tutti i giudici, con i loro suggerimenti, possano contribuire alla stesura finale del testo. Che è dunque il prodotto di un lavoro collegiale a 360 gradi. Una volta approvata “in lettura”, la decisione viene firmata dal Presidente e dalla relatrice, o dal relatore (salvo i casi di dissenso), e diventa pubblica con il deposito in Cancelleria, talvolta accompagnato da un comunicato stampa. Produrrà i suoi effetti dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale.