Un anno in cifre

La pandemia aumenta i ritmi di lavoro
Sentenze in 9 mesi

Aumentano le cause trattate (370 rispetto a 326 del 2020), diminuiscono le decisioni depositate (263 rispetto a 281); cresce il numero delle dichiarazioni di incostituzionalità (50 rispetto a 48) e, in generale, delle sentenze (206) rispetto alle ordinanze (57). Passa da 261 giorni a 285 (vale a dire da 8 a 9 mesi) la durata media del giudizio in via incidentale, calcolata da quando l’ordinanza viene pubblicata nella Gazzetta ufficiale fino al deposito della decisione (fino alla trattazione della causa, invece, si passa da 226 giorni a 245), mentre nel giudizio in via principale la durata media diminuisce da 407 a 390 giorni.

Il contenzioso Stato-Regioni si riduce da 105 a 65 ricorsi (in gran parte del Governo) e il numero delle decisioni sulla normativa anti-Covid, a parità di atti pervenuti negli ultimi due anni (36), aumenta da 8 a 22.

Durata media nel giudizio in via incidentale (in giorni)

È il quadro in cifre della giustizia costituzionale nel 2021, l’anno terribile della pandemia che impone misure rigorose di contenimento, ad ogni livello. È un quadro che non si discosta significativamente da quello del 2020 e che anzi conferma alcune importanti linee di tendenza. Due, in particolare. La prima: il costante aumento delle sentenze rispetto alle ordinanze, con le prime che sfiorano l’80% del totale delle pronunce, il valore più alto degli ultimi 14 anni, in continuità con la tendenza della Corte a decidere nel merito le domande di giustizia costituzionale, superando la soglia dell’ammissibilità. La seconda: si conferma il trend in diminuzione della durata media del giudizio in via incidentale dell’ultimo triennio.

La domanda di giustizia costituzionale

La domanda di giustizia costituzionale (i cosiddetti atti di promovimento) registra una diminuzione in termini assoluti, se confrontata con l’anno precedente. In realtà, il numero delle ordinanze di rimessione aumenta da 207 a 227 mentre diminuiscono i ricorsi in via principale pervenuti alla Corte, scesi da 105 a 68, di cui ben 65 proposti dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. A fronte di questa contrazione, si riduce del 6,4% il numero delle decisioni depositate (206 sentenze e 57 ordinanze), di cui il 53% viene dal giudizio incidentale mentre il 40,6% dal giudizio in via principale. Netta la flessione (-13,5%) delle decisioni in via incidentale (141 rispetto a 163) ma altrettanto netto l’aumento (+17,4%) di quelle adottate nei giudizi principali (108 rispetto a 92).

Sempre più numerose le decisioni di merito

È una tendenza ormai costante dal 2012 quella dell’aumento delle sentenze rispetto alle ordinanze, ma nel 2021 si raggiunge il picco del 78,3% del totale. Così pure nel giudizio incidentale, con 115 sentenze e 26 ordinanze, si registra il valore più alto degli ultimi 14 anni. A prescindere dalla forma del provvedimento, si conferma dunque il trend di riduzione delle pronunce di inammissibilità e quindi la propensione della Corte ad arrivare all’esame del merito delle questioni sottoposte.
Dando poi uno sguardo agli esiti del processo, vediamo che le inammissibilità scendono da 84 a 75, le infondatezze da 92 a 70 mentre le dichiarazioni di incostituzionalità salgono da 48 a 50.

Il rapporto tra sentenze e ordinanze (2007-2021)

La pendenza

Sostanzialmente invariata la pendenza dei giudizi a fine 2020 e a fine 2021, con 302 cause nell’ultimo anno e un numero di processi definiti leggermente superiore a quelli sopravvenuti (rispettivamente, 317 e 315). È nel giudizio incidentale che si registra il maggiore incremento della pendenza (205 giudizi rispetto ai 172 del 2020) mentre nel giudizio in via principale il saldo è positivo poiché l’anno comincia con 124 giudizi pendenti ai quali si aggiungono 68 nuovi ricorsi ma ne vengono definiti 109, con un saldo, appunto, di 83.

Giudizi pervenuti, decisi e pendenti (totale, 2021)

I moniti al legislatore

Un dato interessante soprattutto per il suo andamento è, anche nel 2021, quello sui moniti al Legislatore, ancora in crescita: dai 25 del 2020 si passa infatti a 29 e attraversano le più svariate materie, dalla tutela dei figli di coppie omosessuali all’ergastolo ostativo, dalla disciplina del cognome a quella dell’aggio nella riscossione dei tributi e molti altri. Si tratta degli inviti che la Corte – nello spirito della leale collaborazione istituzionale – rivolge alle Camere affinché intervengano su una determinata disciplina per porre rimedio a situazioni problematiche, obsolete, potenzialmente o dichiaratamente incostituzionali, sulle quali la Corte stessa non può intervenire, anche per evitare disarmonie del sistema, o su cui interviene parzialmente, in attesa di una disciplina legislativa più organica. Valga per tutti il caso, nel 2021, dell’ergastolo ostativo: la Corte accerta l’incostituzionalità della disciplina vigente ma non la dichiara perché aspetta che il Legislatore, entro un anno, intervenga in modo compiuto. Il termine scade a maggio 2022.