Essere e apparire
imparziali

Lo stile di una Corte che comunica

Intervista alla Presidente Silvana Sciarra

Presidente, qual è il valore, anche simbolico, del rientro in aula dei giudici della Corte dopo il periodo di pandemia? Un ritorno alla ritualità piuttosto che alla normalità.

‘‘Preferisco parlare di ritorno alla ritualità perché, in realtà, la Corte non ha mai smesso di lavorare: ci siamo sempre riuniti da remoto anche durante i mesi più bui della pandemia. Poi abbiamo deciso di trasferirci in un’altra sala, al quinto piano del Palazzo della Consulta, per adattare alcune modalità della nostra attività a esigenze di distanziamento previste per arginare la diffusione del virus. Ora, il ritorno nell’aula ufficiale di udienza rappresenta un passaggio molto importante perché riapriamo uno spazio sociale noto al pubblico in quanto sede storica, che accoglie e contraddistingue lo svolgimento del processo. Trasmette l’immagine di una configurazione molto avvolgente, a semicerchio, in cui i giudici si guardano: quasi a sottolineare, plasticamente, la natura collegiale delle loro decisioni nel momento in cui si rivolgono al pubblico. A me sta a cuore che nelle udienze pubbliche siano presenti, tra le persone molto qualificate che le seguono, anche gli studenti universitari che di volta in volta si prenotano per assistere ai lavori della Corte.’’

Tra le decisioni più delicate assunte dalla Corte in questi ultimi mesi, spiccano le sentenze sulle scelte che hanno indotto il legislatore a varare anche l’obbligo vaccinale per fronteggiare la pandemia da Covid-19.

‘‘Sull’obbligo vaccinale la Corte ha seguito un filo conduttore che si è snodato, tra le varie sentenze, intorno al concetto di non irragionevolezza delle scelte assunte dal legislatore, alla luce dei dati scientifici disponibili in quel momento, per arginare la pandemia da Covid-19 e – non dobbiamo dimenticarlo – anche con l’obiettivo di mettere in sicurezza il sistema sanitario nazionale sottoposto a una pressione senza precedenti. La non irragionevolezza delle scelte è un concetto cui la Corte ricorre per salvaguardare l’autonomia decisionale del legislatore. In tutte le sentenze su questo tema è presente un richiamo ai dati scientifici disponibili in quel momento, anche al fine di rispondere alle obiezioni di chi ha manifestato il proprio dissenso rispetto ai vaccini. Ci siamo basati sui dati scientifici e sulla valutazione delle informazioni fornite dagli organismi nazionali e internazionali a ciò preposti.’’

Quanto si è rivelata efficace la leva del bilanciamento, ricercato dalla Consulta, tra libera determinazione individuale e tutela della salute collettiva?

‘‘La Corte ha nuovamente posto in luce che, nel doveroso contemperamento tra la dimensione collettiva e quella individuale del diritto alla salute, vada considerata una correlazione già sottolineata in sentenze risalenti: l’imposizione di un trattamento sanitario obbligatorio, infatti, trova giustificazione in quel principio di solidarietà che rappresenta la base della convivenza sociale normativamente prefigurata dal Costituente. L’articolo 32 della Costituzione si muove tra le due dimensioni del «fondamentale diritto dell’individuo» e dell’«interesse della collettività», imponendo espressamente il loro contemperamento. Il valore della solidarietà è biunivoco: ed è proprio questo il cuore delle sentenze numero 14 e 15 del 2023 sull’obbligo vaccinale per il personale sanitario. A maggior ragione in tema di salute pubblica, il diritto individuale può trovare una limitazione in nome dell’interesse della collettività; si considera il diritto (individuale) degli altri in nome di quella solidarietà “orizzontale” che lega ciascun membro della comunità agli altri consociati. I doveri inderogabili, a carico di ciascuno, sono infatti posti a salvaguardia e a garanzia dei diritti degli altri, che poi costituiscono lo specchio dei diritti propri: al legislatore tocca bilanciare queste situazioni soggettive e a questa Corte spetta assicurare che il contemperamento sia stato effettuato correttamente.’’

Crede davvero che la Corte sia riuscita, seppure in parte, a convincere chi era e resta contrario all’obbligo vaccinale?

“Mi auguro che dalle sentenze emerga il rispetto che la Corte ha sempre posto nei confronti delle scelte individuali, anche in considerazione del fatto che coloro che non potevano sottoporsi alla somministrazione dei vaccini per accertate ragioni mediche sono stati tutelati dal legislatore. Il Collegio, inoltre, ha sottolineato con particolare attenzione la simmetria sulla quale si basa la solidarietà: dentro la tutela della salute c’è l’individuo ma anche la collettività. Sono quindi reciproci i doveri oltre che i diritti. Io mi vaccino per me stesso e per la collettività…”

Con la recente revisione dell’articolo 9 della Costituzione, la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi entra tra i principi fondamentali della Carta con un riferimento esplicito “anche nell’interesse delle future generazioni”. La legge di riforma costituzionale è stata approvata dal Parlamento a larghissima maggioranza, escludendo l’eventuale richiesta di referendum confermativo.

“Prima che arrivasse questa importante modifica costituzionale, la Corte già sosteneva con convinzione un’interpretazione assai rigorosa della tutela del paesaggio, con riguardo a una difesa ampia e inclusiva dell’ambiente. Il paesaggio ha una valenza visiva importante e rappresenta la morfologia dei luoghi; il paesaggio è parte della nostra storia, è un elemento fondante che ci aiuta a tenere insieme altri aspetti cruciali per salvaguardare le nostre vite. La Corte ha sempre mostrato attenzione per questi temi. Ora appare – e questa è una novità da non trascurare – il riferimento esplicito alle future generazioni; si apre un nuovo capitolo perché questo riferimento è molto impegnativo e i giudici dovranno imparare a dargli un significato concreto. Quando si fa riferimento alle nuove generazioni, che non sono ancora titolari di diritti, si fondano e si specificano i doveri delle generazioni presenti, in tutte le loro espressioni – classi dirigenti e legislatori – cui spetta salvaguardare chi verrà dopo di loro.’’

Sull’ergastolo ostativo la Corte, dopo i suoi ripetuti richiami al legislatore, ha restituito gli atti alla Corte di cassazione perché nel frattempo il governo aveva varato un decreto legge in materia, poi convertito dal Parlamento.

‘‘Sempre seguendo il solco della leale collaborazione tra le istituzioni, la Corte ha rivolto i suoi richiami al legislatore anche sul terreno molto delicato del cosiddetto ergastolo ostativo e delle disposizioni che regolano la liberazione condizionale e gli altri benefici penitenziari per i detenuti che non collaborano con la giustizia. In altre parole, anche in questo caso, il Collegio ha rinviato la sua decisione, indicando una nuova data di udienza, per concedere al Parlamento e al governo il tempo necessario per intervenire. Lo scorso autunno, nel momento in cui è entrata in vigore la nuova normativa che regola questa materia, la Corte ha deciso di restituire gli atti alla Corte di cassazione per le conseguenti valutazioni.’’

La Corte, dunque, fa bene a compiere ogni sforzo possibile per rispettare i tempi, talvolta lunghi, del procedimento legislativo?

‘‘Quello della leale collaborazione tra le istituzioni è un tema molto delicato che trova la sua ragion d’essere nella reciprocità e, appunto, nella lealtà tra i diversi soggetti istituzionali. Ritengo che la Corte, nel solco tracciato dallo spirito repubblicano di collaborazione con il legislatore, possa anche, in alcune circostanze peculiari, autolimitare il proprio potere e scegliere di concedere il tempo necessario al Parlamento per confezionare una nuova legge. Certo, un giorno non lontano si dovrà fare un bilancio molto puntuale in merito a questa apertura di credito al legislatore che, purtroppo, su temi molto sensibili e socialmente rilevanti, non ha portato sempre a risultati soddisfacenti e rapidi per i cittadini.’’

L’esecuzione penale e i diritti dei detenuti rappresentano spesso l’oggetto delle decisioni della Corte.

‘‘Il tema dei reati ostativi e dell’articolo 41-bis dell’Ordinamento penitenziario ha impegnato la Corte nell’arco dell’intero anno: tra le altre, ricordo la sentenza numero 20 in cui si afferma che, per presentare una richiesta ammissibile di permesso premio, è legittimo distinguere la posizione del detenuto che “oggettivamente” può collaborare con la giustizia ma “soggettivamente” non vuole, da quella del detenuto che “soggettivamente” vuole collaborare ma “oggettivamente non può”. Sempre sul cosiddetto “carcere duro” il Collegio ha affermato che il visto di censura, previsto per la corrispondenza che intercorre tra il detenuto in regime di 41-bis e il suo avvocato, viola il diritto di difesa. Ecco un esempio di contemperamento fra esecuzione della pena e riconoscimento di diritti al detenuto, nel solco di un giudizio sulla costituzionalità del trattamento carcerario, che non può comprimere oltre misura la sfera delle garanzie riservate alla tutela della persona.’’

Con la ripresa del viaggio in Italia nelle scuole, la Corte intende rivolgersi ai giovani studenti. Quali sono le parole chiave della Costituzione che meglio interpretano l’idea di futuro per uno studente che avrà più di 50 anni intorno alla metà del secolo che stiamo vivendo?

‘‘Persona, ambiente, lavoro, salute: sono le prime quattro parole – ma l’elenco potrebbe essere molto più lungo – riferibili ai diritti e alle tutele garantite dalla Costituzione. Io credo che ci sia, oggi più che mai da parte delle nuove generazioni, un grande bisogno di apprendere e di far propria la Costituzione; la ripresa del viaggio nelle scuole, interrotto a causa della pandemia da Covid-19, può offrire ai giudici la possibilità di parlare direttamente agli studenti delle medie superiori, per accrescere la consapevolezza delle funzioni che la Corte esercita a garanzia dei diritti e delle libertà fondamentali, delle modalità di lavoro del Collegio, dell’incidenza della giurisprudenza costituzionale nella vita delle persone. Ho in mente anche un altro progetto, che vorrei tanto andasse in porto nella seconda metà dell’anno, che riguarda la Costituzione raccontata e spiegata ai bambini delle scuole elementari.’’

Presidente, parlando del rapporto tra la Corte costituzionale e le Corti internazionali, lei ha più volte affermato che l’identità nazionale si rafforza oggi non contro l’Europa ma per il tramite dell’Europa e che la sovranità, anch’essa elemento identitario, può essere difesa, se non addirittura rafforzata, anche oltre lo Stato. Come è possibile essere ottimisti su questo fronte in un anno in cui la guerra d’aggressione scatenata dalla Russia in Ucraina colpisce il cuore dell’Europa?

“Sono convinta che la forza delle nostre democrazie tragga sostegno anche dal confronto costante tra le Corti costituzionali nazionali e le Corti europee, in particolare, la Corte europea dei diritti dell’uomo e la Corte di giustizia dell’Unione europea, a conferma di una trasversalità di diritti che nell’intrecciarsi si rafforzano e si estendono per indirizzarsi a una platea di destinatari sempre più ampia. E sono persuasa che, in questa cornice di continua collaborazione, identità e sovranità possano sempre restare nel pieno controllo degli Stati ma debbano anche diventare, nel contempo, le valvole di nuovi ingranaggi ultra-statali. Il tema di fondo, per l’Unione europea e per il più vasto consesso dei Paesi membri del Consiglio d’Europa, è quello di regolare i meccanismi delle valvole, farle funzionare in modo sempre più sincronico e integrato. Lo scambio proficuo tra la Corte costituzionale e le Corti sovranazionali e internazionali serve proprio a rafforzare le maglie di questa trama democratica, entro cui costruire fiducia reciproca e comuni responsabilità.’’

Quali sono i limiti e i pregi di un Collegio composto da giudici uguali tra di loro ma provenienti da ambiti professionali e culturali assai diversi?

‘‘Le decisioni della Corte sono sempre il frutto di un lavoro collettivo e non prevedono la pubblicità di singole opinioni in dissenso, perché a essere valorizzato è, fondamentalmente, il principio irrinunciabile della collegialità. Il Collegio risente in maniera sensibile, e direi virtuosa, della sua composizione pluralistica, articolata e multidisciplinare, che rende la Corte italiana diversa nel confronto comparato con altre Corti. Anche questa complessità rappresenta una ricchezza e una garanzia negli equilibri tra le istituzioni. Nella mia esperienza di giudice costituzionale proveniente dal mondo dell’università, questa varietà di opinioni e di conoscenze ha comportato sicuramente una crescita, in un continuo confronto con gli altri giudici che hanno alle spalle altre esperienze e altre professionalità.’’

Ogni presidente della Consulta viene ricordato anche per un suo sguardo rivolto alle statistiche e alla “produttività” dell’attività giurisdizionale.

‘‘Credo che tutti i presidenti che si sono alternati prima di me alla guida del Collegio abbiano valorizzato, come primo obiettivo, il buon funzionamento della Corte. Ognuno di loro ha dato un suo validissimo contributo sul fronte cruciale dello smaltimento delle cause pendenti e anche questa presidenza si prefigge di raggiungere risultati molto importanti, contando sempre sull’impegno costante e prezioso di tutti gli uffici della Corte costituzionale.’’

Presidente, esiste una prassi sostenibile che si inserisca come via mediana tra l’opinione di chi sostiene che la “Corte debba comunicare soltanto con le sentenze” e quella di chi, invece, vorrebbe una Consulta molto più presente sui media?

‘‘Abbiamo, senza alcun dubbio, un dovere di comunicazione e di trasparenza nei confronti dei cittadini e delle istituzioni. Questo dovere la Corte continua a declinarlo promuovendo un’informazione il più possibile puntuale, imparziale e articolata – che si affida principalmente ai comunicati stampa pubblicati al momento del deposito delle sentenze sul sito istituzionale e sugli account social della Consulta – al fine di rendere accessibili a tutti, non solo agli addetti ai lavori, i contenuti delle motivazioni, necessariamente redatte in un linguaggio tecnico e, talvolta, di non immediata comprensione. Il dovere di comunicare e di essere sempre trasparenti trova, però, per l’intero Collegio e per i singoli giudici, un limite non solo nel dovere di essere imparziali ma anche di apparire imparziali. Agli occhi e al giudizio dei cittadini che ci guardano. La Corte che comunica salvaguarda non solo un’autentica imparzialità ma anche l’esigenza che tale imparzialità sia visibile, ovvero sia percepita e avvertita da tutti i nostri interlocutori.’’