La relazione sull’attività della Corte
per l’anno 2023

Il rispetto dovuto al legislatore e l’indipendenza del Collegio, garantita anche dalla segretezza dei suoi lavori, nella relazione annuale del Presidente Augusto Antonio Barbera

Nella foto, il Collegio presieduto fino al 21 dicembre 2024 da Augusto Antonio Barbera sullo scalone monumentale di Palazzo della Consulta
Nella foto, il Collegio presieduto fino al 21 dicembre 2024 da Augusto Antonio Barbera sullo scalone monumentale di Palazzo della Consulta

“In un sistema costituzionale fondato sulla separazione dei poteri, al rigoroso rispetto delle decisioni delle magistrature deve corrispondere l’altrettanto rilevante rispetto delle decisioni delle sedi parlamentari, espressione della sovranità popolare”.

Con queste parole, in occasione della Riunione straordinaria della Corte alla presenza del Capo dello Stato e delle più alte cariche, che si è tenuta a Palazzo della Consulta il 18 marzo 2024, il Presidente della Corte costituzionale Augusto Antonio Barbera ha affrontato, nella relazione annuale sull’attività del 2023, il tema dell’ordinamento costituzionale e del Parlamento. Il Presidente ha affermato che la Corte deve rispettare l’ampia sfera di discrezionalità del legislatore nell’attuazione delle politiche delle quali il Parlamento risponde direttamente agli elettori e può intervenire soltanto ad assicurare il rispetto dei limiti sostanziali fissati dalla Costituzione a quanto può essere deciso dalle maggioranze parlamentari.

In particolare, il professor Barbera ha sottolineato che la Corte “è chiamata ad essere ‘custode della Costituzione’, ma la Costituzione è di tutti”. E ciò soprattutto in riferimento a materie in cui le norme costituzionali sono oggetto di una evoluzione interpretativa, in primo luogo i diritti civili. In proposito, ha ricordato alcune innovazioni che, nella storia della Repubblica, sono state proprio il “frutto di importanti pronunce della Corte a cui hanno fatto seguito non meno rilevanti decisioni legislative”. Il Presidente Barbera ha osservato che, in ogni caso, “a fronte di una persistente inerzia legislativa, la Corte non può comunque rinunciare al proprio ruolo di garanzia, che include anche il compito di accertare e dichiarare i diritti fondamentali reclamati da una ‘coscienza sociale’ in costante evoluzione”.

Nel tracciare un bilancio dei rapporti tra la Corte e il Parlamento, sempre rispettosi dei tempi e delle modalità con cui le Camere esercitano la propria funzione, il professor Barbera ha aggiunto “un certo rammarico per il fatto che nei casi più significativi il legislatore non sia ancora intervenuto” davanti alle sollecitazioni dei giudici costituzionali, “rinunciando a una prerogativa che gli compete e obbligando questa Corte a procedere con una propria e autonoma soluzione, inevitabile in forza dell’imperativo di osservare la Costituzione”.

Un altro tema affrontato è stato quello della modulazione degli effetti temporali delle pronunce di accoglimento, in un’ottica di collaborazione con il legislatore nell’attuazione della Costituzione: “Contenendo l’impatto della decisione in una precisa dimensione temporale, si agevola un intervento legislativo per una disciplina ricostruttrice che si faccia carico dei problemi relativi all’equilibrio di bilancio e alla ragionevole durata dei processi, interessi anch’essi di rilevanza costituzionale”. A tale proposito la relazione ha richiamato esperienze di altri Paesi e della stessa Corte di giustizia che, seppure in via eccezionale, già modulano gli effetti temporali delle decisioni.

A conclusione della relazione annuale, il Presidente Barbera, parlando dei lavori della Corte, si è soffermato sul fatto che fino ad ora non si è avvertita l’“esigenza di introdurre forme di dissenting opinion, anche sulla scorta di effetti negativi riscontrati in altri Paesi; su tutti, l’indebolimento dell’autorevolezza della decisione. Le opinioni sono tutte legittime – ha sottolineato – ma, in assenza di una diversa normativa, vanno assolutamente evitate le opinioni dissenzienti espresse a posteriori dai singoli giudici e deve essere comunque salvaguardato il ‘segreto’ della camera di consiglio, necessario per assicurare la stessa indipendenza della Corte costituzionale”.